Nel 1989, a Messina, si accese una scintilla: un piccolo gruppo di amici, guidati dall’intuito culturale di Filippo Briguglio, fondò l’associazione culturale “Parentesi”. Poco dopo, da questa fucina di idee, nacque una rivista diretta dallo stesso Briguglio, che portava lo stesso nome. Parentesi, un periodico dedicato a politica, economia, cultura e attualità, si proponeva come una finestra sulla vita intellettuale e artistica della Città dello Stretto e del suo vasto entroterra.
Con Parentesi si mirava a superare i cliché della stampa tradizionale, spesso limitata a temi patrocinati da grandi editori e istituzioni. La visione del gruppo era che la cultura dovesse vivere oltre i confini dell’informazione ufficiale e assumere una forma più vivace e personale, capace di raccontare l’arte, la storia e la vita sociale della loro città, oltre a luoghi spesso dimenticati dalle cronache quotidiane.
L’avventura iniziò con il desiderio di lasciare un segno, aprendo una “parentesi” nel panorama mediatico per esplorare realtà dimenticate, portare alla luce voci inascoltate e tracciare nuovi percorsi nell’informazione locale. La rivista si proponeva quindi come un’alternativa necessaria, capace di occuparsi di tematiche trascurate dai principali quotidiani in modo, come riportato da L’Ora nel 1990, “elegante e sofisticato”.
Nasceva così un movimento culturale autonomo, apartitico e senza fini di lucro, la cui forza era alimentata dal desiderio di dare visibilità a persone, storie e luoghi di grande valore culturale. Accanto alla rivista, Parentesi organizzava conferenze, tavole rotonde, mostre, convegni e manifestazioni per diffondere saperi e promuovere il patrimonio storico e culturale di Messina, una città ricca di tradizioni e prospettive inesplorate. L’associazione riuscì perfino a inviare i propri corrispondenti ai festival del cinema di Venezia e a Taormina Arte, oltre a produrre spaccati storico-culturali a colori, grazie alla collaborazione e sponsorizzazione di vari comuni della provincia.
Mantenere viva questa fiamma non è stato semplice. Parentesi si interrogava costantemente sul perché di questa spinta verso la collaborazione, scoprendo che il bisogno di unirsi derivava non solo dal vantaggio pratico, ma soprattutto dalla volontà di costruire una rete culturale e ideale, capace di resistere all’appiattimento della cultura dominante. Così, la rivista divenne un sostegno per la piccola editoria locale, spesso emarginata dalle grandi case editrici e dall’indifferenza istituzionale.
Il contributo di collaboratori – giornalisti, insegnanti e intellettuali – ha sempre costituito l’anima della rivista. Per loro, la vera cultura è quella che respira libera dai condizionamenti, capace di abbracciare il passato e di aprirsi al futuro, mantenendo uno sguardo attento e una curiosità instancabile.
Il pluralismo, infatti, vive grazie a voci indipendenti, capaci di esprimersi e di rappresentare le diverse anime della democrazia. Parentesi ha sempre voluto essere una di queste voci: un baluardo di resistenza culturale, capace di evolversi con i tempi, pur mantenendo solide radici nelle tradizioni.
E così, tra la concretezza del presente e la speranza di un futuro migliore, l’avventura di Parentesi continua. Con sguardo attento, indagini meticolose e una narrativa critica, questa piccola grande rivista prosegue nel suo viaggio, selezionando con cura temi e stili che possano lasciare una traccia duratura nei cuori e nelle menti dei suoi lettori.
Maria Grazia Lentini
GdS
