“C’era la guerra”
Recensione:
L’autore, ormai, lo scrittore dei racconti per antonomasia, continua il suo viaggio attraverso i ricordi adolescenziali. Lo fa con uno stile che gli è proprio; mescolando brevità e sintesi nella descrizione d’avvenimenti storici affidati alla sua memoria. La lettura si fa tutta d’un fiato e ci si convince che, alla base delle pagine di Totino Caminiti, una gran voglia di rievocazioni del passato s’impadronisce dello stesso autore ed è quanto di meglio è offerto ai suoi contemporanei. Lo spettro e l’orrore della guerra annunciata rimangono fissi nella sua mente d’adolescente, scolaro della V classe elementare, così come le immagini, fatti, che fanno parte di un’unica situazione che inizia il 10 giugno 1940 per concludersi il 10 luglio di tre anni dopo. Non c’è bisogno di eccitare la sua immaginazione e fantasia, non lo farà neppure a distanza di tempo. La sua descrizione è puntuale, l’ambientazione è vera, la successione secondo una cronologia non forzata. L’espressione idiomatica non è lontana dalla sua formazione umanistica e Caminiti continua il suo impegno a servizio della storia, microstoria se vogliamo, che si unisce agli avvenimenti in ciascuno dei quali l’autore scopre e descrive il “perché” fatto di quadretti che vanno a costituire la ragione della ragione letteraria. C’è posto anche per qualche ricordo strettamente legato alla sua vita: gli esami al “Maurolico” di prima media e qualche “emozione indimenticabile”. Anche in “C’era la guerra…” si scopre un Caminiti che privilegia la storia che diventa il filone su cui allinea fatti e ricordi descritti con la raffinatezza di uno scrittore vicino alla sua gente, ai suoi lettori, numerosi, perché non dimentichino gli insegnamenti che in sé portano ogni avvenimento.
Editrice Parentesi, Messina 1992