QUEL GIARDINO TRA L’ALCANTARA E TAORMINA
Nascosto tra le colline sulle rive del fiume Petrolo, affluente dell’Alcantara, graniti vive, giorno dopo giorno, la sua silenziosa storia di paese della Valle.
di Filippo Briguglio
E se è vero, come è vero, che gli eventi dei secoli si mischiano alla consuetudine del quotidiano, la storia degli uomini alla storia dei singoli, frammenti del passato al divenire del presente, Graniti ha scritto le pagine del suo essere e del suo divenire a cominciare dal suo habitat geografico.
Si avverte nell’aria questa trasformazione immota o pulsante, viva nella pietra delle vecchie case confuse, fianco a fianco, con le costruzioni recenti, in una miscellania di tempo. Il paese, così silenzioso nel verde, è tra i comuni collinari della Valle dell’Alcantara, quello per cui le spiagge della riviera jonica sono raggiungibili con grande facilità.
Questa felice posizione induce a riflessioni di dinamismo proiettato verso l’incentivazione turistica.
Del resto le risorse naturali del paesaggio, incrementate dall’azione dell’uomo testimonianza della quale è “la pineta di Graniti”, così insolita da queste parti ( e della cui origine si dirà più avanti), costituiscono, sapientemente ed abilmente sfruttate, una possibile grande risorsa di sviluppo turistico intorno alla quale si può sviluppare un ampio discorso nel senso dell’occupazione, del gettito di entrate, della conquista e dell’affermazione di una leadership inevitabilmente ed indiscutibilmente garantita. E qualcosa si muove già. Del resto il felice connubio tra queste risorse naturali, il clima temperato e la calda ospitalità della gente del luogo è una valida premessa per l’approfondimento in termini concreti di un serio programma proiettato in un immediato futuro nel quadro generale di integrazione turistica.
In questo senso è già stato presentato al Comitato Tecnico Amministrativo Regionale ed approvato il progetto del “Parco sub-urbano di Graniti” riguardante la realizzazione (sono previsti in progetto 36 mesi di tempo) di un parco pubblico localizzato nella pineta di Graniti.
Sono state infatti individuate aree di fruizione controllata del parco per attività sportive e trekking (con realizzazione anche di percorsi controllati lungo i cui tracciati saranno inserite attrezzature), aree per campeggio naturalistico (realizzato in una zona limitrofa sita lungo la strada di attraversamento con sede ricavata ristrutturando un vecchio fabbricato esistente), aree per pic-nic (nella zona a valle della pineta) ed aree da preservare all’accesso al pubblico.
Il progetto prevede opere di restauro ambientale (sistemazione della strada di attraversamento mediante recupero e ricopertura in pietrame dei muri esistenti, ripresa di scarpate franose con muri cellulari a scomparsa, realizzazione di una fascia antierosione in tessuto – non tessuto inseminato con specie arbustive locali, realizzazione di trincee drenanti lungo il pendio di monte, rimozione di un rilevato costruito per attraversare il torrente Misericordia e sostituzione con un ponte ad arco in muratura rivestito in pietrame) ed opere a verde ( impianto a rimboschimento di pini, oleandri e specie di alberi locali, pulizia e sostituzione di piante malate, pulizia del sottobosco e ripresa dei muretti a secco esistenti).
Gli impianti sportivi previsti sono un campo di tiro con l’arco ( omologato per competizioni ufficiali che tuttora in Sicilia non esiste), due campi da tennis, campo di basket e pallavolo, campi di bocce, piscina, pista di pattinaggio a rotelle, bar e ristoro. La sede ed il centro accoglienza sono stati ubicati in un’antica costruzione sita a monte del paese. Sarà realizzato anche un impianto idrico a servizio delle infrastrutture che sfrutterà l’acqua della piscina per garantire un servizio antincendio nelle zone più soggette a rischio.
Origini e storia
Il nome Graniti potrebbe derivare – per dirla con Carmelo Grassi autore del libro “Notizie storiche di Motta Camastra e della Valle Alcantara” (Catania, 1905) – dalla parola araba AIN (fonte) cui sarebbe stata aggiunta, nel linguaggio siciliano, una gutturale iniziale da cui Gain-itì e quindi Ganitì, e poi Graniti.
Ma potrebbe anche trarre le sue origini dalla tipologia delle case costruite in granito delle quali restano tutt’oggi tracce.
L’origine araba sarebbe confermata dall’esistenza di un agglomerato di case, proprio nel posto dell’attuale paese, sorto in un’epoca compresa tra il 902 d.C., anno dell’assedio musulmano alla città di Taormina da parte del saraceno Ibrahim che inseguì i cristiani fuggiti nelle campagne circostanti, ed il 965, quando gli Arabi completarono la conquista della Sicilia. La tesi viene suffragata dalla considerazione che soltanto ben precisi motivi di sicurezza abbiano potuto indurre la scelta di un rifugio in questa zona al riparo delle colline, nascosta alla vista di chi transitava nella Valle dell’Alcantara nonostante la malaria che a quel tempo infestava la zona del torrente Petrolo e l’intera valle.
Nasceva, così, il Casale delli Graniti, un insieme di case che pr circa sette secoli sino al 1639, fu sobborgo della vicina città di Taormina. Un documento di dotazione del re Ruggero II, datato 1116, con il quale venivano donati alcuni beni e costituiti vantaggi a favore del Monastero Basiliano dei SS. Apostoli Pietro e Paolo d’Agrò, cita espressamente il fiume di Graniti come uno dei confini di estensione dei terreni donati al Monastero stesso.
Nel periodo del feudalesimo, mentre in Sicilia si succedevano Normanni, Svevi Angioini ed Aragonesi, il Casale delli Graniti si espanse via via in conseguenza della migrazione dei contadini che sempre più frequentemente abbandonavano le fattorie per raccogliersi nei borghi che sorgevano intorno ai castelli feudali.
Sotto Federico II d’Aragona, anno 1296, Graniti conobbe la nascita del feudalesimo. Il primo feudatario di Graniti fu nel 1296 il nobile messinese Francesco Mangiavacca i membri della cui famiglia, per 74 anni, furono baroni di Graniti.
Nel 1370 Nicola Mangiavacca donò il feudo ad Enrico Rosso, conte di Aidone, che lo tenne, unitamente alla famiglia, fino al 1402 quando esso fu dato a Nicola Castagna. Nei secoli si succedettero poi i Pollicino, i Balsamo fino a quando il marchese di Tortorici Garsia Mastrilli Gravina, nel 1639/1640, acquistò il Casale delli Graniti tramite il prestanome Giovanni Filippo Giacomini, liberandolo così da Taormina ed aggregandolo al marchesato di Tortorici. Il feudo, affrancato, visse in questo periodo una fase di crescita e di sviluppo grazie principalmente al fatto che Garsia Mastrilli ed i suoi eredi vi vissero lungamente poiché, avendo perduto ogni possedimento a Tortorici, tranne il titolo, il feudo di Graniti rappresentava tutte le loro terre. Dai marchesi Mastrilli il feudo pervenne per successione a Pietro del Castillo, marchese di S. Isidoro, il cui casato mantenne il feudo sino al 1799. Cimeli di grande interesse di quest’epoca sono i Riveli, attualmente custoditi presso l’Archivio di Stato di Palermo, documenti che, essendo una sorta di denuncia fatta da ogni capofamiglia al Delegato di Taormina relativamente ai possedimenti, attività e passività della famiglia comprendente “anime, beni stabili, beni mobili, gravezze, debiti correnti,” consentivano di realizzare un reale censimento della popolazione e di determinare l’imposta da attribuire ad ogni famiglia.
Le calamità naturali che si abbatterono sulla Sicilia (il terremoto del 1693) e su Messina (la peste del 1743) non sembra abbia interessato direttamente Graniti; non fu così, invece, per la carestia del 1763 e le successive del 1784, 1793 e 1797 che coinvolsero il paese al pari degli altri.
Nel 1820 nasce il Comune di Graniti che ebbe come primo cittadino Giuseppe Battaglia. In questa carica si avvicendarono, nel corso degli anni, vari Sindaci. Ma fu sotto l’amministrazione dei Cutrufelli, che Amministrarono il paese quasi continuamente per un trentennio a partire dal 1868, che Graniti conobbe il periodo più interessante per la sua evoluzione economica.
Vennero proficuamente coltivati vigneti, uliveti, baco da seta e proliferarono i pascoli. Si costruirono case molte delle quali ancora esistenti. Nel campo del sociale presero corpo varie istituzioni: la Società dei civili, la Società operaia di mutuo soccorso, scuole, confraternite. Nel 1900 fu costruita (dove adesso sorge il Teatro Parrocchiale n.d.r.) la ‘Cassa Rurale di prestiti di S. Sebastiano in Graniti, società cooperativa in nome collettivo che aveva come scopo istituzionale il miglioramento morale ed economico del piccolo operaio e del contadino per il periodo prefissato di anni trenta”.
Nel 1880 Graniti visse il momento più drammatico della sua storia: una colossale frana della montagna sotto il pizzo detto la Pietra del Corvo spazzò via un’intera zona periferica del paese, per fortuna pressocchè disabitata, seppellendo la Chiesa della Misericordia. La consapevolezza della gravità della sciagura che avrebbe potuto abbattersi su tutto il paese assumendo proporzioni catastrofiche indusse a prendere delle consistenti misure di difesa. Furono così costruiti, sotto la guida dell’ing. Trombetta, solidi muraglioni d’imbrigliamento del terreno franoso e fu impiantata la pineta che ha finito con l’essere la peculiarità di Graniti, sia per la sua originalità nella zona dell’Alcantara sia per il fatto che essa oggi rappresenta il potenziale di risorsa economica di cui si è detto. In seguito gli orrori dei conflitti mondiali e le speranze di pace gravarono su Graniti come su tutti gli altri centri ed anche Graniti diede il suo contributo di vittime in nome della patria.
Cosa c’è da vedere
Il paese è diviso in due settori “quartieri”, San Basilio di ‘suso’ (sopra) e San Basilio di ‘iuso’ (sotto), con riferimento alla Chiesa di S. Basilio. Tali quartieri hanno mantenuto la secolare storica suddivisione in contrade: Loco, Comuni, Canallo, Santa, Santa Maria, Talandria, S. Basilio, Misericordia, Loriata. La zona più bassa e piana soprannominata “Sutta a Santa”, costruita su terreno ghiaioso fa ritenere che già in passato la zona sia stata sconvolta da movimenti franosi e rafforza la credenza popolare secondo cui nella parte bassa del paese esisteva una grotta all’interno della quale vi era un’effigie della Madonna (Santa) sepolta dalla frana che distrusse nel 1880 l’originario agglomerato di case della riva destra del fiume Petrolo.
L’intera Valle dell’Ancantara fu terreno fertile per la proliferazione del culto religioso rafforzato dalla dilagante presenza dei Monaci Basiliani che favorirono, oltre il sorgere degli stessi Monasteri Basiliani, anche la costruzione di numerose chiese.
Anche Graniti non si sottrasse a questa “regola” che interessò tutti i centri abitati della Valle. Si potevano così contare: la Chiesa della Misericordia (distrutta dalla frana del 1880), la Cappella di S. Maria degli Angeli dipendente dalla Chiesa di S. Giuseppe, la Chiesa di S. Paolino che, essendo sita nel territorio di Gaggi, fu oggetto di lunga contesa tra i due, centri, la Chiesa di S. Basilio Magno, la Chiesa di S. Giuseppe, la Chiesa di S. Sebastiano. Di queste chiese si conservano, oggi, le ultime tre, tutte sede di culto.
La Chiese di S. Basilio Magno è la Chiesa Matrice. Fu edificata al centro dell’abitato dividendolo nei due settori S. Basilio di ‘suso’ e S. Basilio di ‘iuso’ nel 1604; l’interno fu ricostruito nella seconda metà del 1700. Architettonicamente semplice, presenta una facciata di forma asimmetrica, caratterizzata da cinque lesene in pietra lavica che ne accentuano la dimensione verticale, con piccoli rosoni e lineari disegni a cornice in rilievo.
L’altare maggiore, datato 1773, di stile baroccheggiante è stato costruito con marmi policromi di gradevole effetto; il tabernacolo è sormontato da un tronetto composto da colonnine di stile berniniano. Il coro è in legno finemente lavorato, mentre i due angeli marmorei del tabernacolo dell’altare dell’Immacolata si attribuiscono ad artista di scuola gaginiana.
Il pavimento a scacchiera, rifatto nel 1921, nasconde il luogo dove venivano sepolti prelati e parrocchiani.
Interessante è l’archivi parrocchiale che raccoglie, in ottimo stato di conservazione, oltre gli usuali registri, documenti eterogenei che testimoniano diversi secoli di storia granitese.
La Chiesa di S. Giuseppe è stata edificata nel secondo decennio del nostro secolo nello stesso luogo dove sorgeva l’antica omonima chiesa. La facciata è stata costruita con blocchi di pietra di Siracusa; nell’interno costituito da un unico ambiente, tra i cinque altari di marmo, risalta l’altare maggiore n legno finemente intarsiato, di pregevole fattura, opera, con molta probabilità, di un frate cappuccino.
Accanto ala Chiesa sorge l’Orfanotrofio Antoniano retto dalle suore cappuccine de Sacro Cuore.
La Chiesa di S. Sebastiano, edificata nel 1933 sulle rovine di un’antica chiesa dedicata al santo, protettore del paese, si affaccia sulla piazza omonima.
La facciata è arricchita da due colonne di ordine corinzio che incorniciano il portone centrale fiancheggiato da due colonne di stile composito e sormontato da un frontone triangolare.
All’interno l’altare, molto semplice, ospita la statua di S. Sebastiano costruita in legno di quercia tra il 1906 ed il 1907 e dotata, da un artigiano granitese nel 1937, di un congegno meccanico che ne permette lo spostamento automatico su binari dalla nicchia, ove abitualmente è situata, al baroccheggiante fercolo, in occasione della festa del Patrono.
Folklore e feste
Numerosi sono stati nel passato i mestieri e le lavorazioni tipiche (ormai scomparsi) che hanno caratterizzato la vita operativa di Graniti: “burdunaru” (mulattiere), “stagnataru” (stagnino), “banniaturi” (banditore), “scappillinu” (operaio che lavorava la pietra); la fabbricazione delle botti eseguita da “mastri buttari”, la coltivazione del baco da seta, della canapa, del lino e la conseguente tessitura delle fibre ad opera delle donne del paese denominate “i maistri” (la maestre) per le loro capacità, la tintoria che valse all’unica famiglia che divenne particolarmente specializzata il soprannome di “tinturi”.
Di queste antiche e fiorenti atttività rimangono oggi, anche se in via di estinzione, la lavorazione delle provole e la coltivazione della vite che forniva, e fornisce tuttora, un vino apprezzato nella zona; anche se l’antico rito della vendemmia e l’artigianale procedimento di vinificazione vanno scomparendo sostituiti dai procedimenti industriali.
Tra le feste particolarmente sentiti sono il Natale con le sue tradizioni culinarie (“nataleddi”, pagnotte con mandorle secche; “u’ntricciu”, miscuglio di leguminose; “scacciugghi”, misto di frutta secca locale; “maccarruni” e stufato di maiale) e la Pasqua con i riti della Settimana Santa. Mentre il Carnevale, un po’ dimenticato, si limita a balli in piazza. Caratteristica è la festa di S. Sebastiano, il patrono, che si celebra annualmente, la prima settimana di agosto.
La statua del Santo, installata sul baroccheggiante fercolo per un peso complessivo di oltre 1.000 Kg., all’uscita dalla chiesa di S. Sebastiano dove è custodita, viene portata a spalla in processione per tutto il paese da giovani e meno giovani della popolazione sino alla chiesa matrice di S. Basilio, dove viene officiata la sacra funzione e, quindi, riportata nella sua Chiesa.
Esaurito il rito religioso, i festeggiamenti proseguono con giochi d’artificio e show di artisti di fama nazionale.
A conclusione di essi si innesta tutta una serie di manifestazioni ed esibizioni che si protraggono fino a Ferragosto e che per quest’anno prevede, tra l’altro, un concorso canoro “Voci nuove” ed uno spettacolo di musica moderna che si articolerà in tre serate (10-11-12 agosto), organizzato dall’A.G.C.S. Associazione Granitese Cultura Sport e Spettacolo – e patrocinato dall’Amministrazione Comunale).
Economia
E’ prevalentemente agricola, basata soprattutto sulla coltivazione dell’ulivo, della vite e degli agrumi mentre la zootecnia è in fase fortemente regressiva.
Arte e cultura
Un cenno particolare merita lo scultore Giuseppe Mazzullo, nato a Graniti, il 15 febbraio 1913, perfezionatosi all’Accademia di Belle Arti di Perugia, le cui opere eseguite soprattutto in pietra di Graniti hanno fatto definire la sua scultura figurativa come arte che “ha saputo rovesciare la tradizione in modernità” (Italo Mussa).
Allo scultore è stata dedicata a Taormina l’omonima Fondazione ubicata nel Palazzo dei Duchi di S. Stefano nel cui giardino sono esposte le opere più significative, mentre a Graniti sorgerà, nella parte posteriore del Tempio della Gloria ( monumento ai caduti della prima guerra mondiale) un museo permanente dedicato allo scultore ma intitolato, per espresso volere dell’artista prima della morte, al padre Gaetano.
MINIGUIDA
Altezza sul mare: 350 m. s.m.
Superficie territoriale: 9.96 Kmq
Abitanti: 1738
Monumenti: Tempio della Gloria (Sacrario ai Caduti)
Chiese: S. Basilio, S. Giuseppe; S. Sebastiano
Alberghi: Flora; locanda ‘D’Amore Giuseppe’
Ristoranti: Flora; Cupparu; Paradise
Feste: S. Sebastiano (prima domenica di agosto)
Come arrivare
Dalla costa jonica: (complessivamente 60 km da Messina) lasciando l’autostrada ME- CT al casello di Taormina Sud si imbocca la strada che da Giardini porta a Motta Camastra e Francavilla di Sicilia e, superato il ponte sul torrente Petrolo, si devia sulla destra percorrendo la strada per circa 3 km.
Filippo Briguglio
“Parentesi” anno II n.9 luglio- agosto 1990